giovedì 30 aprile 2020

LA PIRAMIDE DI MASLOW (#Iorestoacasa... Ma faccio i compiti!)

Come approfondimento del programma scolastico di Economia Aziendale la mia insegnante, la prof.ssa Gioiosano Maria Grazia,  ha proposto alla mia classe , 5 A MODA, di reinterpretare la piramide di Maslow alla luce della situazione attuale analizzando i  nuovi/diversi bisogni emersi a seguito dall'emergenza del Covid19.

Per chi non conoscesse questo argomento, faccio una breve sintesi:
PIRAMIDE DI MASLOW
E’ una rappresentazione schematica, visuale della gerarchia dei bisogni umani. Nata nell'ambito della psicologia sociale ha avuto nel tempo applicazioni in campi molto diversi e, nonostante le critiche, rimane uno dei modelli più funzionali sulla motivazione delle persone.

Ecco  un'immagine rappresentativa della piramide di Maslow:

Ed ecco  l’immagine della piramide di Maslow ai tempo del Coronavirus:

LIVELLO 1 : BISOGNI FISIOLOGICI respirare, mangiare, bere, dormire, avere un riparo e dei vestiti
LIVELLO 2 : BISOGNI DI SICUREZZA protezione dal possibile contagio (mascherine, guanti, disinfettanti), sicurezza finanziaria (rischio di perdita del lavoro, accesso alla cassa integrazione da parte delle imprese, rischio di difficoltà da parte dei giovani di trovare lavoro)
LIVELLO 3 : BISOGNI DI APPARTENENZA E DI MEZZI DI COMUNICAZIONE anche se in casa non si è mai soli è meglio rimanere in comunicazione con chi non possiamo vedere di persona (Whatsapp, Facebook, Instagram, Skype, Google Hangout...) per non sentirsi isolati o depressi. Collaborare e partecipare alle lezioni on-line con i compagni di classe o cooperare con i colleghi di lavoro
LIVELLO 4 : BISOGNI DI STIMA 
  •  la stima che proviene dagli altri, il rispetto e il riconoscimento per il lavoro svolto anche se da casa
  • l'autostima, la fiducia nelle proprie capacità e la libertà di fare ciò che ci rende orgogliosi di noi stessi
       
  • la stima per gli altri, soprattutto nei confronti del personale     sanitario e di chiunque rispetti le norme di sicurezza
LIVELLO 5 : AUTO-REALIZZAZIONE E LIBERTÀ PERSONALE la possibilità di realizzare e di raggiungere traguardi personali che prima non si potevano conquistare per motivi di tempo o di energia. Un esempio di auto-realizzazione è il probabile ottenimento del diploma on-line in videoconferenza
LIVELLO 6 : BISOGNI DI TRASCENDENZA cercare di essere rispettosi, di avere pazienza quando si fa la coda per entrare nei supermercati. Non uscire di casa se non è estremamente necessario, per non rischiare di essere un vettore del covid


A cura di Sofia Malinverni























lunedì 27 aprile 2020

ORA E SEMPRE... RICORDARE! (#Io resto a casa... Ma faccio i compiti)

Dopo una piccola pausa, procede il nostro lavoro di pubblicazione degli elaborati creati dagli studenti in questo periodo di DAD.
Oggi vogliamo condividere con voi un padlet realizzato per celebrare la Giornata della Memoria dalla classe II B tur, con il supporto della prof.ssa Elena Gorini.

Ecco il link per visualizzarlo: https://padlet.com/elenagorini61/anne

La redazione del Blog

lunedì 20 aprile 2020

IL MIO IDOLO: CRISTIANO RONALDO! (#Iorestoacasa... Ma faccio i compiti)


Cristiano Ronaldo è diventato il mio idolo da poco, da quando è entrato nella mia squadra del cuore, la Juve, ufficialmente nel 2018.
È nato nel 1985 a Funchal in Portogallo, in un momento in cui la famiglia aveva gravi problemi economici; il padre purtroppo è morto nel 2005 per problemi di alcolismo.
Il nome Cristiano è dovuto alla fede cristiana della madre, mentre il secondo nome Ronaldo, è stato scelto in onore di Ronald Reagan, attore preferito del padre e presidente degli Stati Uniti; ha un fratello maggiore Hugo e due sorelle minori Elma e Liliana Càtia.
Ronaldo non è l’uomo egocentrico e distante che può sembrare a prima vista anzi, sin dall'inizio della sua carriera, ricordandosi delle condizioni disagiate in cui era vissuta la sua famiglia, il calciatore ha sempre fatto del bene; oltre ad aiutare la sua famiglia con i primi compensi, ha iniziato presto a fare beneficenza. Ne è un esempio la Scarpa D’Oro vinta da CR7 nel 2011, grazie ai 40 goal segnati con il Real; questa, al posto di essere aggiunta ai molteplici trofei già in suo possesso, è stata venduta all’ asta e la somma ricavata devoluta per ricostruire alcune scuole in Palestina. E questo non è stato l’unico trofeo donato.
Un altro esempio può essere il Pallone D’Oro vinto nel 2013, grazie al quale ha ricavato l’ingente somma di 600 mila euro, i quali sono stati donati ad un’associazione che si occupa di bambini malati terminali e delle loro famiglie, “Make a Wish”; non solo, la sua generosità si spinge anche oltre, portandolo a diventare ambasciatore internazionale di numerose altre associazioni filantropiche.
Grazie alla sua carriera calcistica oltre che trofei guadagna consistenti somme di denaro che gli permettono, tra l’altro, di aiutare associazioni come Croce Rossa e altre di cui fa parte egli stesso.
Ronaldo è anche un donatore di sangue ed è coinvolto in numerose campagne atte a sensibilizzare le persone a diventare donatori; inoltre, dopo un avvenimento che ha coinvolto il figlio di un suo ex compagno di Nazionale bisognoso di midollo osseo, egli si è prodigato anche in quel campo.
Nel 2015 il territorio del Nepal è stato sconvolto da un terremoto che ha ucciso 9 mila persone, provocando 22 mila feriti e ingenti danni in tutto il Paese. CR7 ha donato loro ben 5 milioni di euro, tramite l’associazione Save the Children.
Per quanto riguarda la sua vita personale, sappiamo inoltre che sua mamma si è ammalata di cancro al seno e lui, per ringraziare il centro portoghese dove la donna è stata curata, ha versato una somma di 120 mila euro.
Essendo un personaggio pubblico, Ronaldo riserva anche un po’ di tempo e amore ai fan, cercando di fare selfie con tutti, firmare autografi e regalare maglie.
CR7 per me può essere il modello di molti giovani e non solo; conoscere la sua storia mi ha fatto riflettere sulla vita che una persona famosa può avere al di fuori dei riflettori; una vita nella quale salvare milioni di altre vite con la donazione di denaro e non pensando solamente a se stesso. 

(Racconto ispirato dalla lettura dell’intervista di Roberto Saviano al giocatore del Barcellona Messi)

A cura di Sara Delfini, I C tur

venerdì 17 aprile 2020

RIFLESSIONI SUL COVID (#Iorestoacasa... Ma faccio i compiti!)


COMPITO: TEMA, tipologia C

Commento all'articolo della psicoterapeuta Francesca Morelli del 20/03/2020, dal titolo: "Ecco cosa ci sta spiegando il virus".

PICCOLI GESTI

Cosa sta succedendo
Al momento ho difficoltà a dire che giorno della settimana sia. Questo perché è da più di un mese che le giornate sono tutte uguali. Durante la settimana fortunatamente ci sono le lezioni online di mattina, ma non bastano per spezzare la routine. Non se si indossa lo stesso pigiama per tutto il giorno, se comunque si va a dormire ad orari improponibili, e se il pomeriggio si può vegetare nel letto senza limiti.
Ma la realtà fuori dalla porta di casa è ben diversa. Mentre io e i miei compagni abbiamo la fortuna di poterci annoiare, negli ospedali, nelle cliniche, nelle case di riposo, la realtà è un'altra, e assomiglia ad un incubo. La gente muore ogni giorno, il numero di contagi sale e la pandemia continua. Il virus, che quando è scoppiato in Cina mi sembrava così lontano e così inimmaginabile, ora è qui, nel mio paese, nella mia città, e ormai ha raggiunto tutto il mondo, con conseguenze disastrose: migliaia di morti e una crisi economica paragonabile a quella verificatasi nel 1929.

I primi pensieri
Inizialmente non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione di questa portata. Ricordo di essermi posta il dubbio se ciò che stavo vivendo sarebbe stato passeggero o sarebbe entrato a far parte dei libri di storia. Era però difficile da comprendere, e quasi impossibile da immaginare, che le nostre vite sarebbero cambiate così tanto. Questo perché prima di arrivare alla vera e propria quarantena, seppur le scuole e i centri sportivi  fossero chiusi, noi giovani ci riunivamo sempre, uscivamo, bar e ristoranti erano pieni, e il pericolo non si percepiva, non si voleva accettare. Poi improvvisamente si è passati da una vita frenetica al nulla più totale. Ricordo anche di essere stata davvero confusa, credevo che il sabato sera successivo ci saremmo trovati tutti in piazza come se niente fosse, invece no.
Ed ora, a distanza di un mese, credo di aver avuto abbastanza tempo per realizzare che ciò che stiamo vivendo è qualcosa che ci rimarrà impresso a vita.

Le riflessioni di Francesca Morelli
Senza saperlo ho condiviso gli stessi pensieri della psicologa e psicoterapeuta Francesca Morelli prima di leggere il suo articolo, ma penso che tutti abbiano riflettuto su questi argomenti almeno una volta da quando siamo chiusi in casa. La dottoressa infatti afferma che questo periodo, pieno di paradossi e anomalie, ci fa pensare a tutta la nostra vita fino ad oggi.
A come abbiamo dato per scontato i contatti umani, sostituendoli spesso con la tecnologia; a come non ci siamo mai davvero sentiti una comunità, parte di qualcosa di grande, se non quando l'Italia ha vinto i mondiali; a come ci sentiamo invincibili, al sicuro e distanti dai gravi problemi che affliggono altri paesi del mondo come la fame e la guerra; o a come l'inquinamento e il cambiamento climatico derivino proprio dalla nostra vita fatta di lavoro e produttività.
E ora che tutto è immobile, e così deve restare per fermare il contagio, ci chiediamo se non sia il cosmo che si sta solo riequilibrando, mettendoci nella condizione di poter fare solo una cosa: pensare.
Pensare a quanto ci manchi la routine di tutti i giorni, che ci dà la forza e l'energia di alzarci dal letto, ma allo stesso tempo quanto siano preziosi i momenti che passiamo con le nostre famiglie; a quanto sia bello stare in compagnia, in giro con gli amici, ma anche nelle aule di scuola; al fatto che siamo davvero parte di qualcosa di grande, e che anche se a volte ci sentiamo soli non lo siamo, ci troviamo tutti nella stessa grande barca (al momento in un mare tutt'altro che calmo); al fatto che non viviamo su un'isola felice lontana da tutto, e i problemi che ora si trovano dall'altra parte del mondo, come può essere stato ad esempio il virus in Cina, un giorno potranno far capolino nelle nostre case; a come con un solo mese di lockdown l'inquinamento si sia ridotto permettendo anche ai delfini di tornare nei nostri mari.

Le mie conclusioni
E quando sarà tutto finito? Ci dimenticheremo in fretta di quella che è stata una buia parentesi nelle nostre vite, o ci porteremo dietro degli insegnamenti?
Come quando è iniziato tutto e non si sapeva fino a che punto si sarebbe arrivati, ora non sappiamo darci delle risposte, e non sappiamo se le cose torneranno alla normalità.
Se potremo ancora pensare a feste, concerti ed eventi sociali con spensieratezza, o se avremo sempre un po' di paura della vicinanza con le persone. Quello che so però è che non vedo l'ora di poter finalmente rivivere quei momenti e quei gesti che vanno oltre gli schermi. Perché è vero che grazie alla tecnologia e ad internet la distanza pesa meno, ma ho capito anche quanto siano belli i contatti veri, gli abbracci, il solletico, gli sguardi, e le persone sconosciute che si incrociano per strada. Forse avrò e avremo sempre timore di stare in luoghi troppo affollati, ma ciò non fermerà la voglia che abbiamo di conoscerci e di viverci, dando meno per scontati tutti questi piccoli gesti.

A cura di Norma Casali, V A AFM 

giovedì 16 aprile 2020

#Iorestoacasa... Ma ripasso!

E' ormai tradizione in 3^ A AFM ripassare ogni argomento concluso con i quiz di Kahoot.
Anche al tempo del Coronavirus non abbiamo voluto cambiare le cose e perciò abbiamo svolto il ripasso di economia politica sui mercati tramite la piattaforma Kahoot.
Quali i risultati? Il gioco ha funzionato ed ha rappresentato anche l'occasione di instaurare un confronto sulla didattica a distanza e sui risultati che sta producendo. 
Come diceva George Bernard Show "l'uomo non smette di giocare perché invecchia,  ma invecchia perché smette di giocare". Quindi ben vengano i giochi didattici che allenano i nostri alunni a diventare adulti senza perdere il bambino che hanno dentro.
"Certo Prof. che in classe la competizione era più palpabile e l'euforia per la vittoria più esplosiva..." Vero ragazzi! La scuola è e rimane incontro e scambio umanità, uno spazio che torneremo ad abitare, sentendoci di nuovo a casa! 

A cura della Prof.ssa Stefania Rotundo

mercoledì 15 aprile 2020

LA PAROLA DEL GIORNO (#ISTAYATHOME... BUT I DO MY HOMEWORK!)


In questi giorni di pandemia sto svolgendo con la mia professoressa un lavoro utile alle persone come me, che non hanno l’italiano come lingua madre e che sono arrivati da poco tempo in Italia.
Io sono arrivato in Italia nel 2015, ora parlo e comprendo l’italiano abbastanza bene ma ci sono parecchie parole che ancora non conosco e a volte faccio fatica quando devo studiare alcune materie con un linguaggio molto tecnico.
Ogni giorno la mia prof. mi manda un video dello scrittore e docente Enrico Galliano, dove l'autore spiega la parola e io devo guadare quel video e poi scrivere alla prof il significato della parola e fare qualche esempio.
Secondo me questo lavoro serve agli studenti perché ti fa conoscere delle parole nuove e può farti migliorare il tuo lessico in italiano.
Ecco alcuni esempi di ciò che ho imparato in questi giorni:
 "MELLIFLUO" è quando qualcuno ti fa dei commenti che non sono veri
"AMMALIARE è quando sei stupito di una cosa o di una persona, tanto da rimanere senza parole (ad esempio, sono ammaliato dalle giocate di Cristiano Ronaldo)
"SEDICENTE" è quando una persona si dà delle competenze che non ha
“OBNUBILATO” significa essere molto confuso, come se avessimo la testa avvolta dalla nebbia.
Siamo in una situazione molto difficile ma dobbiamo sfruttare ogni cosa positiva…per questo ho proposto alla mia prof di continuare con “una parola al giorno” anche durante le vacanze di Pasqua!

#nonsmettodimparare


Lavoro svolto con la supervisione della prof.ssa Laura Bazzan

giovedì 9 aprile 2020

UN AUGURIO SPECIALE...

Dedicato a voi, ragazze e ragazzi del Casale… 

  


Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.
(Nelson Mandela)




… Un messaggio di speranza, di coraggio e di tenacia, lasciandosi ispirare da due grandi esempi.
La fioritura spontanea di un piccolo fiore selvatico che trova spazio tra le aride rocce di alta montagna per affermare tenacemente la sua voglia di crescere e di colorare di un tenue azzurro il grigiore delle pietre.
Il coraggio e la determinazione di un grande uomo,  un sognatore che ha voluto combattere, accettando reclusione e isolamento, senza rinunciare ai suoi sogni di uguaglianza e libertà!
Un abbraccio,
Stefania Pigorini

#andràtuttobene!

mercoledì 8 aprile 2020

MESSAGGIO IN BOTTIGLIA (riflessioni di una maturanda, parte II)


Il mondo sta affrontando una pandemia. Secondo definizione del dizionario essa è: “una malattia dovuta a un agente infettivo che si diffonde in una zona molto vasta in diverse aree del mondo”. Questa la fredda dicitura, ma a me piacerebbe andare oltre, per parlare di tutti gli aspetti reali e concreti che comporta vivere questa situazione. 
Partiamo dall'inizio: questo 2020 era pieno di speranza ai miei occhi; avevo deciso di dare fiducia a questo anno, avevo tante aspettative e dopo tanto tempo le cose sembravano incominciare ad andare per il meglio. Tutto fino alla comparsa di questo nuovo virus che, attraverso un’infezione dei bronchi, può risultare letale. Rispetto a questa comparsa, per un breve periodo ingenuamente abbiamo tutti pensato: “ma si cosa vuoi che sia!”. Ed è stato proprio questo l’errore nostro e di tutto il mondo. Dopo i primi casi in Italia, ancora troppe persone lo davano per scontato e questa è stata una “fortuna” per il Covid, questo nuovo nemico invisibile, pronto a sconvolgerci la vita. Da un momento all'altro la vita si è come congelata in Italia e tutte le nostre certezze sono venute meno: la scuola è stata chiusa, per alcuni giorni si diceva, e tutti noi studenti abbiamo gioito per un attimo, ovviamente senza immaginare che a partire da questo tutto sarebbe cambiato. Tutti i locali di incontro sono stati chiusi e nelle piazze si sono viste sempre meno persone; molti hanno incominciato ad “impazzire”, facendo razzia di cibo nelle corsie dei supermercati e soprattutto, la cosa peggiore, si è incominciato ad avere paura dei contatti umani. Con il passare del tempo, tutto è poi peggiorato sempre di più, come se stessimo vivendo un incubo; tanti l’avevano considerato come una “banale influenza”, così si diceva, ma ciò nel tempo ha prodotto e sta producendo decine di migliaia di morti; questo virus è riuscito quasi a piegare il nostro sistema sanitario, l’economia e solo il futuro sa cos'altro, costringendoci a misure restrittive tutt'ora pesanti e presenti.
Così è iniziata la Quarantena, il periodo che stiamo attualmente vivendo: siamo costretti a casa, con la sola possibilità di uscire per estrema necessità. Sembrerebbe che non ci sia stato chiesto molto, dobbiamo semplicemente stare a casa. Ma questo “stare a casa”, con l’andare del tempo sta diventando sempre più opprimente, soprattutto per le persone più fragili.
Personalmente l’aspetto che trovo straziante è l’avere timore delle persone, dei rapporti umani, quelli che in un clima di normalità ci permettono di sentirci vivi. Al momento si ha paura di toccare una persona, le carezze sono quasi “fuorilegge”, per non parlare degli abbracci!
Una domanda sorge spontanea: “quando finirà tutto?”. Impossibile saperlo e forse è proprio questa incertezza a logorarci maggiormente. Stare a casa 24 h su 24 h sicuramente aiuta a riflettere su di noi e sulle nostre vite, sulla felicità che magari avevamo faticosamente conquistato e che, al momento, ci sembra perduta. Per alcuni invece questo appare come il lato più intrigante della vita, il non sapere cosa il destino abbia in serbo per noi finché non svoltiamo l’angolo.
Un altro dubbio che popola i nostri pensieri è: “come saremo dopo tutto questo?”. Anche per questa domanda la risposta non è certa; cambieranno molte cose, io credo. Non si darà più nulla per scontato, ci sentiremo grati per essere vivi, ricominceremo ad apprezzare la natura e un tramonto non passerà più inosservato. Torneremo ad abbracciarci fortissimo, torneremo a scuola, torneremo a fare festa, torneremo a vivere l’amore, torneremo a viaggiare e a sognare il mare. Insomma, tornerà tutto come prima, ma con la consapevolezza di essere riconoscenti alla vita ogni giorno. Perché noi esseri umani siamo così, per capire qualcosa dobbiamo “sbatterci la testa”; fino a poco tempo fa passavamo la giornata a lamentarci per le motivazioni più futili, non ci andava mai bene niente e ora anche i piccoli gesti sono diventati essenziali e abbiamo imparato ad accontentarci; ad esempio prima ci faceva sentire bene uscire con gli amici e ora ci facciamo bastare una video-chiamata.
Credo che il popolo italiano abbia dimostrato una forza di volontà e un sentimento di unione incredibili in questo contesto. I medici e gli infermieri stanno facendo un lavoro sovrumano, ogni giorno rischiano la propria vita per salvarne delle altre. Stiamo riscoprendo il valore della solidarietà, che era stato abbandonato da tempo.
Una delle iniziative più stravaganti e di cui tanto si è parlato è stata quella di uscire sui balconi delle case per cantare, ballare e cercare di dimenticare per un secondo l’assurdità che stiamo vivendo; è un gesto che può piacere o meno, però ci dice molto sull'attaccamento alla vita e alla gioia proprio del popolo italiano. Tante cose in passato non mi sono piaciute del Paese dove sono nata e vivo, ma oggi posso dire con sincerità di amarlo e di essere fiera di essere italiana!  
Un altro aspetto sul quale mi vorrei soffermare, essendo un’adolescente e un’allieva di V superiore, è la mancanza della scuola; so che molti di noi non si sarebbero mai immaginati di associare le due parole nella stessa frase, eppure in questa situazione surreale è così. La scuola faceva parte della nostra quotidianità, rappresentava una sorta di porto al quale approdare; nel bene e nel male, qualunque cosa fosse successa, Lei ci sarebbe stata e invece, proprio perché non bisogna dare nulla per scontato, è stata una delle prime a venire meno.  Ad oggi è strano pensare che ogni giorno ci lamentavamo di quanto avremmo preferito essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, tra i banchi di scuola, ricordare di quando avevamo l’ansia per le verifiche o le interrogazioni o di quando il tempo sembrava non passare più ed è altrettanto strano pensare a quante volte abbiamo ripetuto: “no, oggi proprio ne farei a meno”. Tutte queste sensazioni facevano parte di noi ed ora che Lei si è allontanata (anche se non è sparita), ci sentiamo tutti un po’ persi. Questo momento è ben diverso da quando finiva la scuola per l’inizio delle vacanze; in quella situazione si era felici, perché arrivava l’estate e la testa si liberava da tutti i pensieri pesanti; ora invece non abbiamo più nessuna certezza, neanche quella di un possibile ritorno alla normalità ed è proprio questo quello che, come ho già scritto, ci fa più paura.
Essendo una maturanda, avevo immaginato che il mio ultimo anno sarebbe stato completamente diverso ed ero piena di aspettative: la camminata dei maturandi, l’ultima gita, gli ultimi giorni di scuola vissuti con l’ansia degli esami e l’eccitazione al pensiero di terminare tutto; infine le ore passate con il compagno di banco, tra gli “scleri” e gli scherzi… Quanto darei per rivivere tutto questo un’ultima volta!
Un’alternativa è stata creata con la Didattica a distanza, tramite lezioni online e so che dobbiamo essere grati di non aver vissuto questa epidemia anche solo 20 anni fa, perché altrimenti saremmo stati tutti molto più soli. Le lezioni vanno avanti e lo sforzo mostrato dai professori per darci un’apparenza di normalità ci fa sentire un po’ meglio.
Alcuni pensieri per la maturità? La confusione più totale, non ci si può più aspettare nulla…. Se una situazione del genere non ci insegna a non crearci aspettative, sinceramente non so cos'altro potrebbe farlo. So solo che in qualunque modo sarà, noi la affronteremo nel migliore dei modi possibili, con qualche competenza digitale in più, maggiore consapevolezza ed un pizzico di coraggio.  
Per concludere questo mio lungo articolo, mi piacerebbe lasciare un messaggio di speranza. A tutti gli studenti del Casale vorrei dire di non lasciarsi vincere da questa situazione: tornerà tutto come prima, tornerete tra i banchi di scuola e avrete ancora tanti momenti da passare insieme, anche quelli più difficili; ecco, imparate a goderveli, perché credo che noi maturandi non potremo più farlo!
 Proprio ai maturandi invece vorrei dire di avere coraggio; stiamo affrontando tutto questo per la prima volta e quest’anno è stato molto diverso da quello che avevamo immaginato; ma “diverso” non vuol dire per forza “peggiore”; stiamo scrivendo la Storia, tutti si ricorderanno di questo momento e noi potremo dire: “io c’ero”! Qualunque forma avrà questa nuova maturità, noi la affronteremo con tutto l’impegno possibile.
Un ultimo messaggio vorrei lasciarlo ai nostri professori, che nonostante tutto hanno cambiato le loro abitudini e i loro “sacri programmi” per venirci incontro. Penso che non sia facile spiegare attraverso uno schermo, soprattutto senza ricevere un riscontro diretto da parte degli studenti che spesso non si manifestano visivamente, ma appaiono dietro un logo; malgrado questo, armandosi di molta pazienza, stanno riuscendo a trasmetterci i loro insegnamenti e per questo dobbiamo essere loro grati.
Ancora, vorrei lasciare un messaggio alle generazioni future: non date nulla per scontato e godetevi ogni singola esperienza che la vita vi regala. In una situazione come questa a noi è stata tolta la quotidianità, tutte le azioni che rendevano “Bella” una semplice giornata; voi, che verrete quando tutto ciò sarà finito, non fate lo stesso nostro errore: godetevi tutto quello che la vita ha di meglio da offrire!
Con affetto

Chiara Lista, V C tur 


martedì 7 aprile 2020

A MODERN COMMUNICATIONS COMPANY (#Io resto a casa... Ma faccio i compiti)

Per la nostra rubrica oggi ci occupiamo della trasformazione dell'apparecchiatura della società Elettrotecnica BC, riconvertita per la produzione di mascherine.
Il lavoro è stato svolto da alcuni allievi della classe V A MODA e precisamente da: Alessia Torchia, Giulia Piccolini, Giorgia Grassi. 
A questo link potete vedere il video: 

lunedì 6 aprile 2020

DISTANTI... DALL'EVASIONE FISCALE!

Il 3 aprile 2020, con la prof.ssa di Diritto e Relazioni internazionali Luisa Broli, abbiamo avuto il piacere di conoscere il dott. Silvano Pantaleo, Dirigente dell'Agenzia delle Entrate di Pavia, che cortesemente ci ha concesso una breve lezione sull'evasione fiscale, sulle ragioni per le quali si pagano i tributi e sulle modalità della loro riscossione.
Egli ha evidenziato come sia importante il pagamento dei tributi anche in prevenzione di casi di emergenza come quella che ci troviamo ad affrontare in questo periodo. E’ stato inoltre sottolineato che l’evasore fiscale gode degli stessi trattamenti del cittadino che paga i tributi.  L’evasione fiscale ha ripercussioni sui cittadini onesti che si ritrovano a pagare tributi più elevati, pagando anche per chi non lo fa.
È stata una lezione diversa rispetto al solito, molto interessante ed educativa.
Alla fine abbiamo potuto esporre i nostri dubbi e rivolgere delle domande al dott. Pantaleo, che ha risposto in modo esaustivo e semplice da comprendere per noi ragazzi.
Se si potesse non esiterei a ripetere un'esperienza simile!
Ringrazio la prof.ssa Broli per aver reso possibile tutto ciò in un periodo in cui dobbiamo far fronte alla 'famigerata' didattica a distanza e, ovviamente, il dott. Pantaleo per la sua disponibilità.

A cura di 
Davide Dhayaaa – V A RIM

venerdì 3 aprile 2020

CITTADINI NON PER SCELTA MA PER OBBLIGO #Io resto a casa... Ma (VOI) leggete e (NOI) scriviamo!


Alla fine del percorso di formazione di una persona, tra le varie opzioni, c’è la possibilità di trasferirsi  all'estero e ci possono essere svariate ragioni dietro a questa scelta. In Italia questa via, tra i giovani, inizia a essere presa in considerazione sempre di più, perciò questo paese si trova in una situazione che vede gente qualificata e specializzata usufruire delle proprie competenze in altri paesi a discapito dello stato che l’ha formato, dunque ci si chiede se è giusto che ciò succeda e in particolare perché accada, perciò bisogna identificare le cause, le quali sono varie. Fra queste cause ci sono quelle controllabili, e quindi aggiustabili, e quelle fuori dal controllo della nazione. Una persona, per esempio, decide di andare all'estero perché non ritiene di trovare gli sbocchi lavorativi che desidera o perché la prospettiva della carriera che potrebbe avere in un altro paese non è paragonabile a quella offerta dall'Italia; un altro caso può essere la situazione socioeconomica creatasi nel paese per via delle decisioni politiche prese in passato, sfavorevoli verso i giovani d’oggi. Dall'altro lato però un individuo decide di andare all'estero anche per ragioni familiari. Infine ci sono casi in cui la persona stessa non si ritiene parte del paese in cui si trova, in quanto non si ha nessun controllo su tutto ciò che riguarda il  dove e quando nascere, invece sente che i suoi valori e principi morali, ma anche culturali si avvicinano di più a quelli di un altro paese, dunque non si sente parte della comunità in cui è cresciuto e desidera abbandonarla, o ancora perché quel soggetto non si identifica come cittadino di una nazione, bensì cittadino del mondo perciò non  sente nessun obbligo verso il paese in cui è nato, vale a dire non ha un pensiero o una visione nazionalista, ma cosmopolita. Per quale motivo bisognerebbe sentirsi in debito o in obbligo di dare indietro al luogo in cui si è nati, se tutto ciò è fuori dal proprio controllo? Tutto ci viene imposto, non possiamo prendere una vera e propria scelta fino al raggiungimento della maggiore età, non si può  specificare se si vuole  essere formati da quello stato, anche perché quando si è bambini non si ha una concreta visione del mondo o una idea sensata di quello a cui si ambisce. Tutto quello che viene speso nella formazione di una persona è oltre la sua completa comprensione, in quanto occorre ricordarsi che si tratta di formare persone che non sono ancora capaci di intendere e volere, inoltre è obbligatorio impegnare tale spesa e  ovviamente è impossibile poter sapere, prima di istruire qualcuno, se quel soggetto andrà sicuramente all'estero o meno, perlopiù oggigiorno è più facile che mai scoprire altre nazioni e la vita che esse possono offrire, anche gli spostamenti sono più facilitati almeno nei territori dove ci sono accordi, e la maggioranza degli Stati sviluppati sono democratici quindi sì è liberi di fare queste scelte. Perciò non si può proprio contenere del tutto le emigrazioni e le uscite di denaro. Dunque, quello che lo stato può fare è riparare quelle cose su cui ha effettivamente controllo, come per esempio investire di più sui giovani, nonostante siano la minoranza della popolazione italiana, proporre incentivi alle aziende per assumerli o perlomeno garantire una stabilità e correttezza maggiore sui contratti di lavoro. Sono misure difficili da adottare per l’Italia a causa del debito pubblico e per via di altre problematiche che il paese deve affrontare. Sicuramente se la nazione potesse dimostrare di essere in grado di offrire un futuro plausibile ai giovani le emigrazioni calerebbero, dopotutto l’Italia è un paese orgoglioso, e sia lo stato sia i  cittadini ne vedrebbero i benefici.


A cura di Moustapha Barry, V A RIM  

mercoledì 1 aprile 2020

#ISTAYATHOME... BUT I DO MY HOMEWORK!

Oggi,come avrete notato dal titolo, ci dedichiamo all'Inglese...


Nell'ambito delle attività a distanza, le classi quarte degli indirizzi RIM e CAT hanno lavorato producendo delle presentazioni in lingua inglese sui seguenti temi:
-      La 4 R.I.M. ha analizzato in queste settimane il concetto di marketing e di strategia di mercato, il marketing mix e il marketing digitale. Dopo questa fase “teorica”, gli studenti hanno prodotto delle presentazioni su delle aziende liberamente scelte da loro. Qui potete trovare esempi di alcuni lavori:








-      La classe 4 C.A.T. ha invece approfondito il concetto di stereotipo, attraverso letture e attività di speaking. La classe è stata poi suddivisa in tre gruppi e ognuno di essi ha analizzato rispettivamente gli stereotipi relativi all’Italia, al Regno Unito e agli Stati Uniti.
Interessanti spunti di riflessione…per abbattere le barriere in un momento di difficoltà globale!






A cura della prof.ssa Laura Bazzan