domenica 24 novembre 2019

INTERVISTA A ... PIERRE AHOUA


VOLA SEMPRE PIÚ IN ALTO



Ciao a tutti,
sono Rebecca Tognin e frequento la classe IV dell’Indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio e oggi voglio farvi conoscere il mio compagno di classe, Pierre Ahoua, che è stato recentemente premiato come atleta dell’anno nella categoria Under 20 all'interno della società Cento Torri Pavia.

Quando hai iniziato a praticare atletica? Qual è la tua specialità?
Ho iniziato nel 2014 e la mia specialità è il salto con l’asta

Quante volte ti alleni a settimana? Dove?
Mi alleno da lunedì a venerdì dalle 14:30 alle 18:00. Quando ho allenamenti più leggeri, inizio alle 15:00 e termino alle 17:00. Il lunedì e il giovedì mi alleno allo stadio Dante Merlo di Vigevano e nei tre giorni restanti mi alleno a Milano, presso lo stadio 25 Aprile, nella zona Quartiere Triennale 8.

Chi è il tuo allenatore?
Il mio allenatore si chiama Andrea Giannini, è responsabile del settore tecnico della Nazionale del salto con l’asta. È un ex atleta delle Fiamme Gialle, con il record personale di 5,65 m.

Qual è il miglior risultato che hai ottenuto?
Il mio personal best all'aperto è di 5 metri, con ampi margini di miglioramento

Com'è nata la passione per questo sport?
Per diventare saltatori con l’asta occorre un po’ di pazzia…e io ce l’ho. Mi sono avvicinato a questa disciplina grazie alla scuola con i “Giochi della Gioventù”. Inizialmente ho provato il salto in alto e mentre mi allenavo ho visto dei ragazzi saltare con l’asta. Da quel momento mi sono appassionato a questo sport e non l’ho più lasciato.

Cosa fai prima di una gara per concentrarti?
Prima di una gara penso al gesto tecnico, alle possibili vittorie e sconfitte. Mi piace anche ascoltare musica.

Hai un gesto scaramantico prima di una gara?
No, non ho nessun gesto scaramantico. Penso solo a concentrarmi al massimo.

Che consiglio daresti a qualcuno che volesse intraprendere questo sport?
Non avere paura dell’altezza e di spingersi oltre i propri limiti. E di non farsi mai dire che non si è capaci.

Quali obiettivi di poni per il tuo futuro come atleta?
Prima di concludere la mia carriera vorrei partecipare ai Giochi Olimpici, per rappresentare il mio Paese e onorare la maglia azzurra.


                                                                               A cura di
Rebecca Tognin
Classe IV A C.A.T.

sabato 16 novembre 2019

ALIENO DA MARTE - L'angolo della narrativa


ALIENO DA MARTE


“Salve, sono Myrko, benvenuto all’agenzia Viaggi Interplanetari, come posso aiutarla?”.
“Buongiorno, aspetti che imposto il traduttore automatico. Ecco perfetto, menomale che esiste perché non sarei riuscito a dire altro. Su Marte ci insegnano solo una frase di presentazione, ma me la sono dimenticata. Sono qui per valutare un viaggio interplanetario”.
“Perfetto, potrebbe cortesemente compilare questo questionario? Ci aiuterà a trovare l’operatore più adatto a lei, che l’accompagnerà in questo viaggio”.
“Sa, non è il primo pianeta che visito, è il quinto, ma mi è stato consigliato perché è l’unico ad impiegare ancora umani per lavorare, e non antipatici robot”.
Questo parla troppo. Mi sono perso nei miei pensieri appena ha iniziato. Tra l’altro il suo traduttore deve essere rotto, perché invece che parlare Italiano con un accento italiano, lo sta parlando con un accento francese. Ah! Quanto odio la “r” moscia. Però bisogna essere felici e sorridenti quando qualcuno viene in agenzia, quindi devo sfoggiare il mio sorriso migliore e usare la tattica dell’annuire a qualunque cosa mi venga detta. Altrimenti la paga me la scordo! Fortunatamente sono in accoglienza e non devo fare la guida… Menomale ha finito.
“Ecco tenga a lei il questionario, mi ha fatto piacere poter dialogare con lei”.
Mentre gli mostro la sala d’attesa continuo a sorridere. Sono sicuro che mi abbiano assunto solo per la mia capacità di nascondere il mio totale disinteresse. Il computer fa un rumore. I Risultati del questionario dicono che la guida compatibile è Electra. Quanto mi dispiace…
La chiamo sulla linea privata perché Wanda sta usando il telefono dalla sede distaccata in Islanda per parlare col suo moroso. Mi risponde al terzo squillo: “Ehi Myrko, perché mi chiami sul privato? Ah no, aspetta, Wanda sta ancora usando il telefono?”
“Già. C’è un marziano che vuole visitare la Terra. Sei uscita tu, condoglianze. Parla in continuazione, penso sia logorroico”.
“Un po' di voglia di vivere non ti farebbe male ragazzo, comunque in che sala è?”
“Ho sonno Ele. Ti aspetta nella M2”.



Entro in sala d’attesa e trovo un marziano che parla con l’attaccapanni, forse Myrko aveva ragione.
“Buongiorno. Io sono Electra e l’accompagnerò nella visita”.
“Mi dia pure del “tu” signorina. Posso farlo anche io? Spero di sì. Amo come vi vestite voi umanoidi. Mi piace il colore della vostra pella. Chi ce l’ha rosa, chi nera, ma cosa succede se fanno un figlio due persone con la pella diversa?”. “Pelle, non pella, comunque non succede nulla, è sempre umano. Possiamo partire? Una Jeep ci sta aspettando fuori”.
Inizio facendogli fare un giro nel cuore della città: sembra spaventato, ma penso sia dovuto alla quantità di persone che ci sono in centro. “Posso abbassare il finestrino? Vorrei sentire gli odori e i rumori della città”. Non faccio in tempo a schiacciare il pulsante che è già con la testa fuori e la lingua penzoloni. Mi sembra un cane, ma questi sono commenti che tengo per me. Lo porto poi in campagna, perché è arrivato il momento della dimostrazione.
“Il pacchetto della sua visita comprende delle esperienze pratiche. Le spiegherò brevemente cosa succederà e perché. La Terra ha molti aspetti positivi. Uno di questi è la possibilità di domare gli elementi naturali. L’aria è quello che ci viene meglio”.
Mi sta ascoltando senza parlare: deve interessargli molto. Gli faccio indossare il paracadute e nel mentre l’aeroplano ci atterra di fianco. “Ora saliremo su questo mezzo che ci porterà in cielo, da lì ci butteremo e torneremo giù. Non è pericoloso e ti aiuterà a provare l’emozione della libertà, di poter volare non in una simulazione ma nella vita vera. Ti ho fatto indossare questo oggetto, chiamato paracadute, perché sarà quello che ci salverà aprendosi”. Mi sembra un bambino col giocattolo nuovo. “Penso che il paracadute sia un oggetto straordinario: lo ritengo una metafora. Il paracadute ti salva la vita se ne hai necessità (serve a vivere se, per esempio, sei costretto a buttarti da un aereo che sta precipitando), ma non ti preoccupare non è il nostro caso. Serve anche nella vita, perché lo ammetto a volte non è la Terra ad essere un pericolo quanto le persone che ci abitano. Devi essere sempre pronto ad azionare il paracadute per salvarti da relazioni tossiche, amicizie false o delusioni. Ora bando alle ciance e proviamolo”.
Non ha smesso un secondo di urlare, ma penso si sia divertito. Ripreso dallo shock, lo porto a mangiare: se lo merita dopo la paura che si è preso. Penso sia stata la sua prima volta.
“La seconda esperienza non è così adrenalinica, ma ti farà provare altrettante emozioni contrastanti. Noi Italiani siamo i migliori e gli autentici, non ti affidare alle imitazioni”.
Lo porto in un ristorante, che è superbo a parer mio, e ordino per entrambi una pizza margherita, la vera pizza. “Questo piatto è qualcosa di indescrivibile. Sappi solo che da tutto il mondo viene acclamato e siamo riconosciuti per questo. Si chiama pizza ed è un impasto condito. Non riuscirei a spiegartelo quindi procediamo direttamente”.
Non fa in tempo a dare un morso ad una fetta che già ha gli occhi a cuoricino: “No vabbè è fantastico, sembra di mangiare il paradiso, anche se per la verità non ci sono mai stato. Sono sicuro che abbia questo sapore però”.
Ha ritrovato la sua parlantina. Menomale mi stavo preoccupando. Dopo aver finito la prima pizza ne ordina una seconda e lo trattengo a forza dall’ordinarne una terza.
“Mi fa piacere che ti sia piaciuta, e penso che tu abbia battuto il record di numero di pizze mangiate in un solo pasto”. Rido e ride anche lui: forse forse non è proprio così antipatico.
“Adesso è arrivato il momento del film. Spero tu non ti addormenti, perché è un pezzo d’arte. “End Game” penso sia il mio film preferito, perché racchiude sia un insegnamento sia momenti allegri e divertenti. Ti avviso ti farà piangere. Non voglio dirti nient’altro però altrimenti te lo anticipo troppo”.
Dopo quasi tre ore di film e diversi mari di lacrime finisce quello che penso sia un capolavoro. Lui non smette di piangere.
“No! Il tipo con l’armatura non doveva morire, e nemmeno la signorina coi capelli rossi”.
“Ci sono rimasta male anche io, ma l’hanno fatto perché volevano un gran bene ai loro amici. Gli umani sono così: danno la vita se credono in qualcosa o in qualcuno”.
Mi guarda e si rimette a piangere. L’abbraccio e cerco di distrarlo parlando di una cosa che mi sta particolarmente a cuore: “ Io amo la musica e amo leggere. É bellissimo perché ti fa viaggiare restando con i piedi per terra”. Gli faccio vedere un libro e aggiungo: “Si intitola “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia.
Nel frattempo ci siamo diretti verso una panchina in un parco.
“Questo libro ti fa capire che l’Inferno non è un luogo letterale, ma una condizione dentro di noi. Non preoccuparti però, questa condizione si può contrastare facendoci entrare il paradiso, con le azioni, con le persone. Tieni, te lo regalo. Leggilo e poi dimmi com’è”.
Devo fermarlo perché si sta mettendo a leggerlo ora, e per quanto mi piacerebbe dobbiamo andare avanti.
“C’è una frase che piace particolarmente. In una canzone viene detto: “Ho perso la ragione e la ragione sei tu”. Se ti trasferirai qui ti rapporterai con delle persone diverse da quelle a cui sei abituato. Potrà succedere che ti innamorerai, e come dice Salmo (il cantante), perderai la testa. Cioè rimarrà sempre attaccata al tuo corpo, ma la perderai perché penserai solo a lei. Se succede, rischia, non avere paura, che poi i rimpianti sono peggio”.
Non so se è presente col cervello o sta ancora pensando al film, ma penso sia arrivato il concetto, lo spero.
“Per ultimo vorrei parlarti di una canzone: penso che al momento sia la mia preferita. Si intitola “Accetto miracoli” di Tiziano Ferro. Parla di qualcosa che è finito ma non per colpa tua. Può succedere sai, a volte gli umani possono essere spregevoli, perché le stesse persone per cui moriresti, come ha fatto l’uomo con l’armatura, a volte ti lasciano, a volte se ne vanno per qualcuno migliore di te, ma non disperare, perché ti aiuterà. Ti aiuterà a crescere, e ad amare di nuovo, amare più forte. Tu da parte tua, fa il possibile per risolvere i contrasti, ma non stringere troppo la corda, perché ti farà più male che lasciarla. Non odiare nessuno, solo evita di stare male per chiunque”.
Mi guarda senza proferire parola. Ci mette cinque minuti buoni per riuscire a dirmi: “Grazie. Di tutto, davvero. Non so se mi trasferirò qui, ma domani comincio a cercare un appartamento”.


A cura di 

Arduini Electra
2 A AFM

mercoledì 6 novembre 2019

PERSEGUIAMO INSIEME I NOSTRI SOGNI





PERSEGUIAMO INSIEME I NOSTRI SOGNI

“Chase our dreams together”: con questa frase si é aperta la serata conclusiva della settimana Erasmus nell’ambito del progetto “Oxford Style International Debates”.  Perché è stata scelta proprio questa frase? Perché rappresenta ciò che è stato realizzato durante questa mobilità e non solo …abbiamo costruito un sogno che si è concretizzato nel corso di questi mesi, permettendo agli studenti coinvolti di credere in loro stessi e nelle loro potenzialità, dando loro la possibilità di viaggiare, conoscere nuove città e soprattutto formare dei legami con dei coetanei di altre nazioni.
La mobilità italiana, che si è tenuta a Vigevano dal 21 al 26 ottobre, è la terza tappa di un progetto Erasmus+ KA229 di durata biennale, che ha come fulcro la metodologia del debate. Il primo incontro, riservato ai docenti, si è tenuto a Poznán, in Polonia, nel mese di dicembre 2018, mentre il secondo, a cui hanno partecipato le Prof. Luisa Broli e Laura Bazzan insieme a cinque studenti, è avvenuto ad Alsfeld, in Germania, nel mese di maggio.
Lunedì 21 ottobre i partecipanti delle quattro scuole coinvolte sono giunti a Vigevano: si tratta della scuola capofila, Szkola “Da Vinci” (Poznań, Polonia), il Colegio “La Purìsima” (Torrevieja, Spagna), la “Max Eyth Schule” (Alsfeld, Germania), la “Escola Secondaria José Saramago” (Mafra, Portogallo).  Ciascuna delegazione è intervenuta con cinque studenti e due docenti, mentre l’Istituto “Luigi Casale” ha partecipato con due squadre di debaters e ha interamente coinvolto la classe 4 R.I.M., i cui studenti hanno preso parte al progetto in veste di debaters o di staff, contribuendo nel secondo caso a organizzare le varie attività che si sono susseguite durante la settimana. 
Nel corso della mobilità gli studenti e i docenti stranieri hanno svolto numerose attività culturali e ricreative, tra cui: la visita guidata per il centro storico di Vigevano, a seguito della quale i partecipanti al progetto hanno incontrato in sala consigliare il vicesindaco Andrea Ceffa; il pomeriggio trascorso a Milano in compagnia dei Prof. Marco Mantovani, esperto di storia dell’arte, e Stefania Rotundo; l’attività di orienteering per le vie del centro di Vigevano, organizzata dai docenti di scienze motorie, Prof. Erivanna Iuliano e  Carmine Rinaldi.
Il cuore della settimana, però, è stato rappresentato dai cinque debates che si sono alternati da martedì 22 a venerdì 25 ottobre. Ogni debate è stato preceduto da degli ice-breakers, “giochi” creati dagli alunni della 4 R.I.M. insieme ai docenti, allo scopo di far conoscere e socializzare gli studenti. Durante i primi due giorni i partecipanti hanno dibattuto su temi a loro noti e scelti proprio da loro tramite una votazione on line; nelle giornate di giovedì e venerdì, invece, si sono svolte gare non più in squadre nazionali, ma in gruppi composti da uno studente per ogni nazione. Inoltre, i temi sono stati resi noti solo un’ora prima rispetto al dibattito. Venerdì 25 è stato inoltre chiesto al pubblico presente, composto da studenti e docenti, di votare il miglior debater di tutta la settimana. La studentessa spagnola Conchi Prieto, durante la serata finale di saluto e consegna degli attestati, ha ricevuto il riconoscimento ed è stata premiata dal Dirigente Scolastico. La settimana si è conclusa con una festa a tema “Halloween”, nella quale studenti e docenti si sono scatenati nelle danze.
Punto di forza del progetto è stata l’ospitalità che gli studenti stranieri hanno ricevuto dalle famiglie di studenti e docenti dell’Istituto “Casale”. Poter vivere per cinque giorni all’interno delle famiglie italiane, condividendone abitudini e stili di vita, ha contribuito a creare legami e relazioni che sono il motore del progetto. Gli abbracci e le lacrime che hanno caratterizzato i saluti finali in stazione sabato 26 sono la prova di quanto affiatamento e calore sia nato in pochi giorni.
Dall’Istituto “Luigi Casale” per ora è tutto… próximo encontro em Portugal!

lunedì 4 novembre 2019

Visti da dentro: una notte da giurato alla Rassegna letteraria

Visti da dentro: una notte da giurato alla Rassegna letteraria


Durante la serata del 19 ottobre 2019 abbiamo assistito all'assegnazione del “Premio Lucio Mastronardi”, che si tiene ogni anno presso il Teatro Cagnoni nell'ambito della Rassegna letteraria.
I finalisti erano tre: Francesca Diotallevi, Claudia Durastanti e Tommaso Pincio, tutti e 3 precedentemente selezionati da una giuria composita.
Il vincitore è stato scelto sulla base dei voti di una giuria popolare, presente la sera stessa a teatro, della quale facevano parte anche studenti delle scuole superiori, come noi, e persone che frequentano abitualmente a biblioteca di Vigevano. Ognuno dei finalisti, in seguito alla lettura di alcune pagine tratte dal proprio libro, ha descritto il proprio romanzo e spiegato cosa lo ha spinto a scriverlo e a cosa si è ispirato. I 3 autori sono stati interessanti e brillanti nel loro intervento, conquistando gli spettatori e coinvolgendoli.
Dopo il loro contributo, è stato consegnato il “Premio internazionale alla carriera” ad Alicia Gimenez Bartelett, famosa scrittrice di gialli spagnola, che è stata intervistata dalla conduttrice radiofonica Alessandra Tedesco.
Alicia è famosa per aver inventato il personaggio di Petra Delicado, una detective femminista, protagonista indiscussa dei suoi romanzi. Il suo intervento ha stupito e divertito il teatro intero in quanto, nonostante il genere al quale appartengono i suoi romanzi, è stata in grado di trovare aspetti su cui ironizzare, strappando un sorriso a tutto il pubblico.
La serata si è conclusa con la premiazione del romanzo “Dai tuoi occhi solamente” di Francesca Diotallevi, il cui libro è stato votato anche da noi, perché ci ha rese partecipi della storia della fotografa Vivian Maier più degli altri due romanzi finalisti, nei quali si raccontavano la vita movimentata dell’autrice Claudia Durastanti (La straniera) e il triste e solitario personaggio Melancolia di Tommaso Pincio (Il dono di saper vivere). 

Eleonora Frigerio e Sofia Gualla, V C tur