venerdì 17 aprile 2020

RIFLESSIONI SUL COVID (#Iorestoacasa... Ma faccio i compiti!)


COMPITO: TEMA, tipologia C

Commento all'articolo della psicoterapeuta Francesca Morelli del 20/03/2020, dal titolo: "Ecco cosa ci sta spiegando il virus".

PICCOLI GESTI

Cosa sta succedendo
Al momento ho difficoltà a dire che giorno della settimana sia. Questo perché è da più di un mese che le giornate sono tutte uguali. Durante la settimana fortunatamente ci sono le lezioni online di mattina, ma non bastano per spezzare la routine. Non se si indossa lo stesso pigiama per tutto il giorno, se comunque si va a dormire ad orari improponibili, e se il pomeriggio si può vegetare nel letto senza limiti.
Ma la realtà fuori dalla porta di casa è ben diversa. Mentre io e i miei compagni abbiamo la fortuna di poterci annoiare, negli ospedali, nelle cliniche, nelle case di riposo, la realtà è un'altra, e assomiglia ad un incubo. La gente muore ogni giorno, il numero di contagi sale e la pandemia continua. Il virus, che quando è scoppiato in Cina mi sembrava così lontano e così inimmaginabile, ora è qui, nel mio paese, nella mia città, e ormai ha raggiunto tutto il mondo, con conseguenze disastrose: migliaia di morti e una crisi economica paragonabile a quella verificatasi nel 1929.

I primi pensieri
Inizialmente non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione di questa portata. Ricordo di essermi posta il dubbio se ciò che stavo vivendo sarebbe stato passeggero o sarebbe entrato a far parte dei libri di storia. Era però difficile da comprendere, e quasi impossibile da immaginare, che le nostre vite sarebbero cambiate così tanto. Questo perché prima di arrivare alla vera e propria quarantena, seppur le scuole e i centri sportivi  fossero chiusi, noi giovani ci riunivamo sempre, uscivamo, bar e ristoranti erano pieni, e il pericolo non si percepiva, non si voleva accettare. Poi improvvisamente si è passati da una vita frenetica al nulla più totale. Ricordo anche di essere stata davvero confusa, credevo che il sabato sera successivo ci saremmo trovati tutti in piazza come se niente fosse, invece no.
Ed ora, a distanza di un mese, credo di aver avuto abbastanza tempo per realizzare che ciò che stiamo vivendo è qualcosa che ci rimarrà impresso a vita.

Le riflessioni di Francesca Morelli
Senza saperlo ho condiviso gli stessi pensieri della psicologa e psicoterapeuta Francesca Morelli prima di leggere il suo articolo, ma penso che tutti abbiano riflettuto su questi argomenti almeno una volta da quando siamo chiusi in casa. La dottoressa infatti afferma che questo periodo, pieno di paradossi e anomalie, ci fa pensare a tutta la nostra vita fino ad oggi.
A come abbiamo dato per scontato i contatti umani, sostituendoli spesso con la tecnologia; a come non ci siamo mai davvero sentiti una comunità, parte di qualcosa di grande, se non quando l'Italia ha vinto i mondiali; a come ci sentiamo invincibili, al sicuro e distanti dai gravi problemi che affliggono altri paesi del mondo come la fame e la guerra; o a come l'inquinamento e il cambiamento climatico derivino proprio dalla nostra vita fatta di lavoro e produttività.
E ora che tutto è immobile, e così deve restare per fermare il contagio, ci chiediamo se non sia il cosmo che si sta solo riequilibrando, mettendoci nella condizione di poter fare solo una cosa: pensare.
Pensare a quanto ci manchi la routine di tutti i giorni, che ci dà la forza e l'energia di alzarci dal letto, ma allo stesso tempo quanto siano preziosi i momenti che passiamo con le nostre famiglie; a quanto sia bello stare in compagnia, in giro con gli amici, ma anche nelle aule di scuola; al fatto che siamo davvero parte di qualcosa di grande, e che anche se a volte ci sentiamo soli non lo siamo, ci troviamo tutti nella stessa grande barca (al momento in un mare tutt'altro che calmo); al fatto che non viviamo su un'isola felice lontana da tutto, e i problemi che ora si trovano dall'altra parte del mondo, come può essere stato ad esempio il virus in Cina, un giorno potranno far capolino nelle nostre case; a come con un solo mese di lockdown l'inquinamento si sia ridotto permettendo anche ai delfini di tornare nei nostri mari.

Le mie conclusioni
E quando sarà tutto finito? Ci dimenticheremo in fretta di quella che è stata una buia parentesi nelle nostre vite, o ci porteremo dietro degli insegnamenti?
Come quando è iniziato tutto e non si sapeva fino a che punto si sarebbe arrivati, ora non sappiamo darci delle risposte, e non sappiamo se le cose torneranno alla normalità.
Se potremo ancora pensare a feste, concerti ed eventi sociali con spensieratezza, o se avremo sempre un po' di paura della vicinanza con le persone. Quello che so però è che non vedo l'ora di poter finalmente rivivere quei momenti e quei gesti che vanno oltre gli schermi. Perché è vero che grazie alla tecnologia e ad internet la distanza pesa meno, ma ho capito anche quanto siano belli i contatti veri, gli abbracci, il solletico, gli sguardi, e le persone sconosciute che si incrociano per strada. Forse avrò e avremo sempre timore di stare in luoghi troppo affollati, ma ciò non fermerà la voglia che abbiamo di conoscerci e di viverci, dando meno per scontati tutti questi piccoli gesti.

A cura di Norma Casali, V A AFM 

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