Il
mondo sta affrontando una pandemia. Secondo definizione del dizionario essa è: “una
malattia dovuta a un agente infettivo che si diffonde in una zona molto vasta
in diverse aree del mondo”. Questa la fredda dicitura, ma a me piacerebbe
andare oltre, per parlare di tutti gli aspetti reali e concreti che comporta
vivere questa situazione.
Partiamo dall'inizio: questo 2020 era pieno di speranza ai miei occhi; avevo deciso di
dare fiducia a questo anno, avevo tante aspettative e dopo tanto tempo le cose
sembravano incominciare ad andare per il meglio. Tutto fino alla comparsa di
questo nuovo virus che, attraverso un’infezione dei bronchi, può risultare
letale. Rispetto a questa comparsa, per un breve periodo ingenuamente abbiamo
tutti pensato: “ma si cosa vuoi che sia!”. Ed è stato proprio questo l’errore
nostro e di tutto il mondo. Dopo i primi casi in Italia, ancora troppe persone
lo davano per scontato e questa è stata una “fortuna” per il Covid, questo
nuovo nemico invisibile, pronto a sconvolgerci la vita. Da un momento all'altro la vita si è come congelata in Italia e tutte le nostre certezze sono venute
meno: la scuola è stata chiusa, per alcuni giorni si diceva, e tutti noi
studenti abbiamo gioito per un attimo, ovviamente senza immaginare che a
partire da questo tutto sarebbe cambiato. Tutti i locali di incontro sono stati
chiusi e nelle piazze si sono viste sempre meno persone; molti hanno
incominciato ad “impazzire”, facendo razzia di cibo nelle corsie dei
supermercati e soprattutto, la cosa peggiore, si è incominciato ad avere paura
dei contatti umani. Con il passare del tempo, tutto è poi peggiorato sempre di
più, come se stessimo vivendo un incubo; tanti l’avevano considerato come una “banale
influenza”, così si diceva, ma ciò nel tempo ha prodotto e sta producendo
decine di migliaia di morti; questo virus è riuscito quasi a piegare il nostro
sistema sanitario, l’economia e solo il futuro sa cos'altro, costringendoci a
misure restrittive tutt'ora pesanti e presenti.
Così
è iniziata la Quarantena, il periodo che stiamo attualmente vivendo: siamo
costretti a casa, con la sola possibilità di uscire per estrema necessità. Sembrerebbe
che non ci sia stato chiesto molto, dobbiamo semplicemente stare a casa. Ma questo
“stare a casa”, con l’andare del tempo sta diventando sempre più opprimente,
soprattutto per le persone più fragili.
Personalmente
l’aspetto che trovo straziante è l’avere timore delle persone, dei rapporti
umani, quelli che in un clima di normalità ci permettono di sentirci vivi. Al
momento si ha paura di toccare una persona, le carezze sono quasi “fuorilegge”,
per non parlare degli abbracci!
Una
domanda sorge spontanea: “quando finirà tutto?”. Impossibile saperlo e forse è proprio
questa incertezza a logorarci maggiormente. Stare a casa 24 h su 24 h sicuramente
aiuta a riflettere su di noi e sulle nostre vite, sulla felicità che magari
avevamo faticosamente conquistato e che, al momento, ci sembra perduta. Per
alcuni invece questo appare come il lato più intrigante della vita, il non
sapere cosa il destino abbia in serbo per noi finché non svoltiamo l’angolo.
Un
altro dubbio che popola i nostri pensieri è: “come saremo dopo tutto questo?”. Anche
per questa domanda la risposta non è certa; cambieranno molte cose, io credo. Non
si darà più nulla per scontato, ci sentiremo grati per essere vivi,
ricominceremo ad apprezzare la natura e un tramonto non passerà più
inosservato. Torneremo ad abbracciarci fortissimo, torneremo a scuola,
torneremo a fare festa, torneremo a vivere l’amore, torneremo a viaggiare e a
sognare il mare. Insomma, tornerà tutto come prima, ma con la consapevolezza di
essere riconoscenti alla vita ogni giorno. Perché noi esseri umani siamo così,
per capire qualcosa dobbiamo “sbatterci la testa”; fino a poco tempo fa
passavamo la giornata a lamentarci per le motivazioni più futili, non ci andava
mai bene niente e ora anche i piccoli gesti sono diventati essenziali e abbiamo
imparato ad accontentarci; ad esempio prima ci faceva sentire bene uscire con
gli amici e ora ci facciamo bastare una video-chiamata.
Credo
che il popolo italiano abbia dimostrato una forza di volontà e un sentimento di
unione incredibili in questo contesto. I medici e gli infermieri stanno facendo
un lavoro sovrumano, ogni giorno rischiano la propria vita per salvarne delle
altre. Stiamo riscoprendo il valore della solidarietà, che era stato abbandonato
da tempo.
Una
delle iniziative più stravaganti e di cui tanto si è parlato è stata quella di
uscire sui balconi delle case per cantare, ballare e cercare di dimenticare per
un secondo l’assurdità che stiamo vivendo; è un gesto che può piacere o meno, però
ci dice molto sull'attaccamento alla vita e alla gioia proprio del popolo
italiano. Tante cose in passato non mi sono piaciute del Paese dove sono nata e
vivo, ma oggi posso dire con sincerità di amarlo e di essere fiera di essere
italiana!
Un
altro aspetto sul quale mi vorrei soffermare, essendo un’adolescente e
un’allieva di V superiore, è la mancanza della scuola; so che molti di noi non
si sarebbero mai immaginati di associare le due parole nella stessa frase,
eppure in questa situazione surreale è così. La scuola faceva parte della
nostra quotidianità, rappresentava una sorta di porto al quale approdare; nel
bene e nel male, qualunque cosa fosse successa, Lei ci sarebbe stata e invece,
proprio perché non bisogna dare nulla per scontato, è stata una delle prime a
venire meno. Ad oggi è strano pensare
che ogni giorno ci lamentavamo di quanto avremmo preferito essere in qualsiasi
altro posto tranne che lì, tra i banchi di scuola, ricordare di quando avevamo
l’ansia per le verifiche o le interrogazioni o di quando il tempo sembrava non
passare più ed è altrettanto strano pensare a quante volte abbiamo ripetuto:
“no, oggi proprio ne farei a meno”. Tutte queste sensazioni facevano parte di
noi ed ora che Lei si è allontanata (anche se non è sparita), ci sentiamo tutti
un po’ persi. Questo momento è ben diverso da quando finiva la scuola per
l’inizio delle vacanze; in quella situazione si era felici, perché arrivava
l’estate e la testa si liberava da tutti i pensieri pesanti; ora invece non
abbiamo più nessuna certezza, neanche quella di un possibile ritorno alla
normalità ed è proprio questo quello che, come ho già scritto, ci fa più paura.
Essendo
una maturanda, avevo immaginato che il mio ultimo anno sarebbe stato
completamente diverso ed ero piena di aspettative: la camminata dei maturandi, l’ultima
gita, gli ultimi giorni di scuola vissuti con l’ansia degli esami e
l’eccitazione al pensiero di terminare tutto; infine le ore passate con il
compagno di banco, tra gli “scleri” e gli scherzi… Quanto darei per rivivere
tutto questo un’ultima volta!
Un’alternativa
è stata creata con la Didattica a distanza, tramite lezioni online e so che dobbiamo
essere grati di non aver vissuto questa epidemia anche solo 20 anni fa, perché
altrimenti saremmo stati tutti molto più soli. Le lezioni vanno avanti e lo
sforzo mostrato dai professori per darci un’apparenza di normalità ci fa
sentire un po’ meglio.
Alcuni
pensieri per la maturità? La confusione più totale, non ci si può più aspettare
nulla…. Se una situazione del genere non ci insegna a non crearci aspettative,
sinceramente non so cos'altro potrebbe farlo. So solo che in qualunque modo
sarà, noi la affronteremo nel migliore dei modi possibili, con qualche
competenza digitale in più, maggiore consapevolezza ed un pizzico di coraggio.
Per
concludere questo mio lungo articolo, mi piacerebbe lasciare un messaggio di speranza.
A tutti gli studenti del Casale vorrei dire di non lasciarsi vincere da questa
situazione: tornerà tutto come prima, tornerete tra i banchi di scuola e avrete
ancora tanti momenti da passare insieme, anche quelli più difficili; ecco,
imparate a goderveli, perché credo che noi maturandi non potremo più farlo!
Proprio ai maturandi invece vorrei dire di
avere coraggio; stiamo affrontando tutto questo per la prima volta e quest’anno
è stato molto diverso da quello che avevamo immaginato; ma “diverso” non vuol
dire per forza “peggiore”; stiamo scrivendo la Storia, tutti si ricorderanno di
questo momento e noi potremo dire: “io c’ero”! Qualunque forma avrà questa
nuova maturità, noi la affronteremo con tutto l’impegno possibile.
Un
ultimo messaggio vorrei lasciarlo ai nostri professori, che nonostante tutto
hanno cambiato le loro abitudini e i loro “sacri programmi” per venirci
incontro. Penso che non sia facile spiegare attraverso uno schermo, soprattutto
senza ricevere un riscontro diretto da parte degli studenti che spesso non si
manifestano visivamente, ma appaiono dietro un logo; malgrado questo, armandosi
di molta pazienza, stanno riuscendo a trasmetterci i loro insegnamenti e per
questo dobbiamo essere loro grati.
Ancora,
vorrei lasciare un messaggio alle generazioni future: non date nulla per
scontato e godetevi ogni singola esperienza che la vita vi regala. In una
situazione come questa a noi è stata tolta la quotidianità, tutte le azioni che
rendevano “Bella” una semplice giornata; voi, che verrete quando tutto ciò sarà
finito, non fate lo stesso nostro errore: godetevi tutto quello che la vita ha
di meglio da offrire!
Con
affetto
Chiara
Lista, V C tur
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