mercoledì 8 aprile 2020

MESSAGGIO IN BOTTIGLIA (riflessioni di una maturanda, parte II)


Il mondo sta affrontando una pandemia. Secondo definizione del dizionario essa è: “una malattia dovuta a un agente infettivo che si diffonde in una zona molto vasta in diverse aree del mondo”. Questa la fredda dicitura, ma a me piacerebbe andare oltre, per parlare di tutti gli aspetti reali e concreti che comporta vivere questa situazione. 
Partiamo dall'inizio: questo 2020 era pieno di speranza ai miei occhi; avevo deciso di dare fiducia a questo anno, avevo tante aspettative e dopo tanto tempo le cose sembravano incominciare ad andare per il meglio. Tutto fino alla comparsa di questo nuovo virus che, attraverso un’infezione dei bronchi, può risultare letale. Rispetto a questa comparsa, per un breve periodo ingenuamente abbiamo tutti pensato: “ma si cosa vuoi che sia!”. Ed è stato proprio questo l’errore nostro e di tutto il mondo. Dopo i primi casi in Italia, ancora troppe persone lo davano per scontato e questa è stata una “fortuna” per il Covid, questo nuovo nemico invisibile, pronto a sconvolgerci la vita. Da un momento all'altro la vita si è come congelata in Italia e tutte le nostre certezze sono venute meno: la scuola è stata chiusa, per alcuni giorni si diceva, e tutti noi studenti abbiamo gioito per un attimo, ovviamente senza immaginare che a partire da questo tutto sarebbe cambiato. Tutti i locali di incontro sono stati chiusi e nelle piazze si sono viste sempre meno persone; molti hanno incominciato ad “impazzire”, facendo razzia di cibo nelle corsie dei supermercati e soprattutto, la cosa peggiore, si è incominciato ad avere paura dei contatti umani. Con il passare del tempo, tutto è poi peggiorato sempre di più, come se stessimo vivendo un incubo; tanti l’avevano considerato come una “banale influenza”, così si diceva, ma ciò nel tempo ha prodotto e sta producendo decine di migliaia di morti; questo virus è riuscito quasi a piegare il nostro sistema sanitario, l’economia e solo il futuro sa cos'altro, costringendoci a misure restrittive tutt'ora pesanti e presenti.
Così è iniziata la Quarantena, il periodo che stiamo attualmente vivendo: siamo costretti a casa, con la sola possibilità di uscire per estrema necessità. Sembrerebbe che non ci sia stato chiesto molto, dobbiamo semplicemente stare a casa. Ma questo “stare a casa”, con l’andare del tempo sta diventando sempre più opprimente, soprattutto per le persone più fragili.
Personalmente l’aspetto che trovo straziante è l’avere timore delle persone, dei rapporti umani, quelli che in un clima di normalità ci permettono di sentirci vivi. Al momento si ha paura di toccare una persona, le carezze sono quasi “fuorilegge”, per non parlare degli abbracci!
Una domanda sorge spontanea: “quando finirà tutto?”. Impossibile saperlo e forse è proprio questa incertezza a logorarci maggiormente. Stare a casa 24 h su 24 h sicuramente aiuta a riflettere su di noi e sulle nostre vite, sulla felicità che magari avevamo faticosamente conquistato e che, al momento, ci sembra perduta. Per alcuni invece questo appare come il lato più intrigante della vita, il non sapere cosa il destino abbia in serbo per noi finché non svoltiamo l’angolo.
Un altro dubbio che popola i nostri pensieri è: “come saremo dopo tutto questo?”. Anche per questa domanda la risposta non è certa; cambieranno molte cose, io credo. Non si darà più nulla per scontato, ci sentiremo grati per essere vivi, ricominceremo ad apprezzare la natura e un tramonto non passerà più inosservato. Torneremo ad abbracciarci fortissimo, torneremo a scuola, torneremo a fare festa, torneremo a vivere l’amore, torneremo a viaggiare e a sognare il mare. Insomma, tornerà tutto come prima, ma con la consapevolezza di essere riconoscenti alla vita ogni giorno. Perché noi esseri umani siamo così, per capire qualcosa dobbiamo “sbatterci la testa”; fino a poco tempo fa passavamo la giornata a lamentarci per le motivazioni più futili, non ci andava mai bene niente e ora anche i piccoli gesti sono diventati essenziali e abbiamo imparato ad accontentarci; ad esempio prima ci faceva sentire bene uscire con gli amici e ora ci facciamo bastare una video-chiamata.
Credo che il popolo italiano abbia dimostrato una forza di volontà e un sentimento di unione incredibili in questo contesto. I medici e gli infermieri stanno facendo un lavoro sovrumano, ogni giorno rischiano la propria vita per salvarne delle altre. Stiamo riscoprendo il valore della solidarietà, che era stato abbandonato da tempo.
Una delle iniziative più stravaganti e di cui tanto si è parlato è stata quella di uscire sui balconi delle case per cantare, ballare e cercare di dimenticare per un secondo l’assurdità che stiamo vivendo; è un gesto che può piacere o meno, però ci dice molto sull'attaccamento alla vita e alla gioia proprio del popolo italiano. Tante cose in passato non mi sono piaciute del Paese dove sono nata e vivo, ma oggi posso dire con sincerità di amarlo e di essere fiera di essere italiana!  
Un altro aspetto sul quale mi vorrei soffermare, essendo un’adolescente e un’allieva di V superiore, è la mancanza della scuola; so che molti di noi non si sarebbero mai immaginati di associare le due parole nella stessa frase, eppure in questa situazione surreale è così. La scuola faceva parte della nostra quotidianità, rappresentava una sorta di porto al quale approdare; nel bene e nel male, qualunque cosa fosse successa, Lei ci sarebbe stata e invece, proprio perché non bisogna dare nulla per scontato, è stata una delle prime a venire meno.  Ad oggi è strano pensare che ogni giorno ci lamentavamo di quanto avremmo preferito essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, tra i banchi di scuola, ricordare di quando avevamo l’ansia per le verifiche o le interrogazioni o di quando il tempo sembrava non passare più ed è altrettanto strano pensare a quante volte abbiamo ripetuto: “no, oggi proprio ne farei a meno”. Tutte queste sensazioni facevano parte di noi ed ora che Lei si è allontanata (anche se non è sparita), ci sentiamo tutti un po’ persi. Questo momento è ben diverso da quando finiva la scuola per l’inizio delle vacanze; in quella situazione si era felici, perché arrivava l’estate e la testa si liberava da tutti i pensieri pesanti; ora invece non abbiamo più nessuna certezza, neanche quella di un possibile ritorno alla normalità ed è proprio questo quello che, come ho già scritto, ci fa più paura.
Essendo una maturanda, avevo immaginato che il mio ultimo anno sarebbe stato completamente diverso ed ero piena di aspettative: la camminata dei maturandi, l’ultima gita, gli ultimi giorni di scuola vissuti con l’ansia degli esami e l’eccitazione al pensiero di terminare tutto; infine le ore passate con il compagno di banco, tra gli “scleri” e gli scherzi… Quanto darei per rivivere tutto questo un’ultima volta!
Un’alternativa è stata creata con la Didattica a distanza, tramite lezioni online e so che dobbiamo essere grati di non aver vissuto questa epidemia anche solo 20 anni fa, perché altrimenti saremmo stati tutti molto più soli. Le lezioni vanno avanti e lo sforzo mostrato dai professori per darci un’apparenza di normalità ci fa sentire un po’ meglio.
Alcuni pensieri per la maturità? La confusione più totale, non ci si può più aspettare nulla…. Se una situazione del genere non ci insegna a non crearci aspettative, sinceramente non so cos'altro potrebbe farlo. So solo che in qualunque modo sarà, noi la affronteremo nel migliore dei modi possibili, con qualche competenza digitale in più, maggiore consapevolezza ed un pizzico di coraggio.  
Per concludere questo mio lungo articolo, mi piacerebbe lasciare un messaggio di speranza. A tutti gli studenti del Casale vorrei dire di non lasciarsi vincere da questa situazione: tornerà tutto come prima, tornerete tra i banchi di scuola e avrete ancora tanti momenti da passare insieme, anche quelli più difficili; ecco, imparate a goderveli, perché credo che noi maturandi non potremo più farlo!
 Proprio ai maturandi invece vorrei dire di avere coraggio; stiamo affrontando tutto questo per la prima volta e quest’anno è stato molto diverso da quello che avevamo immaginato; ma “diverso” non vuol dire per forza “peggiore”; stiamo scrivendo la Storia, tutti si ricorderanno di questo momento e noi potremo dire: “io c’ero”! Qualunque forma avrà questa nuova maturità, noi la affronteremo con tutto l’impegno possibile.
Un ultimo messaggio vorrei lasciarlo ai nostri professori, che nonostante tutto hanno cambiato le loro abitudini e i loro “sacri programmi” per venirci incontro. Penso che non sia facile spiegare attraverso uno schermo, soprattutto senza ricevere un riscontro diretto da parte degli studenti che spesso non si manifestano visivamente, ma appaiono dietro un logo; malgrado questo, armandosi di molta pazienza, stanno riuscendo a trasmetterci i loro insegnamenti e per questo dobbiamo essere loro grati.
Ancora, vorrei lasciare un messaggio alle generazioni future: non date nulla per scontato e godetevi ogni singola esperienza che la vita vi regala. In una situazione come questa a noi è stata tolta la quotidianità, tutte le azioni che rendevano “Bella” una semplice giornata; voi, che verrete quando tutto ciò sarà finito, non fate lo stesso nostro errore: godetevi tutto quello che la vita ha di meglio da offrire!
Con affetto

Chiara Lista, V C tur 


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