mercoledì 8 marzo 2017

8 MARZO... MA ANCHE 9, 10, E... SEMPRE !

8 MARZO... MA ANCHE 9, 10, E... SEMPRE !

La festa della donna è stata istituita per ricordare delle operaie newyorkesi morte in un incendio nel 1909. La festa della donna è diventata il simbolo di tutte le lotte attuate dalle donne per rivendicare la propria libertà ed uguaglianza. La festa della donna, per noi da oggi è collegata ad un nuovo nome: Franca Viola.
Le classi IC, IIC, e IIIA tur sono reduci da una mattina di riflessioni sulla questione femminile, su Franca Viola (l’ex diciassettenne di Alcamo grazie alla quale in Italia è stata fatta la legge contro il “matrimonio riparatore” purtroppo solo nel vicinissimo 1981), e sul mondo del teatro, con tre donne in gamba, durante la quale hanno assistito anche ad uno studio sullo spettacolo che si intitola appunto “No. Storia di Franca Viola”. (Per maggiori dettagli sul testo dello spettacolo, potete consultare la pagina fb Lattoria progetto teatrale).

 NO.STORIA DI FRANCA VIOLA (foto di scena da Lattoria progetto teatrale)

FRANCA VIOLA adolescente (foto da Google immagini)

Questo il risultato dell’intervista realizzata da Gian Maria, Lorenzo, Vincenzo e Nicolò (per la festa della donna abbiamo lasciato lavorare i “maschietti”) e rielaborata con la collaborazione delle compagne della IC tur
Intervista a Valentina Cova (fondatrice di Scarpanò, teatro e metodi attivi), Alessia Gennari (regista) e Sara Urban (attrice)
G.M. - Che cosa vi ha spinto a fare questo lavoro?
Alessia:  Nei giorni seguenti la morte di Franca Rame (moglie di Dario Fo, n.d.r.) lessi per la prima volta  un articolo su Franca Viola, e rimasi sconvolta dal fatto che l’articolo 544 (quello che permetteva il cosiddetto “matrimonio riparatore” ed evitava il carcere ai responsabili di stupro qualora sposassero la loro vittima, n.d.r.)  fu abolito solo nel 1981, tra l’altro anno di nascita di Sara (che in scena interpreta appunto il ruolo di Franca Viola, n.d.r.). Franca non era un personaggio famoso e ho fatto qualche ricerca su di lei. [...] Così insieme a Sara Urban, e anche grazie all’aiuto dell’autrice Chiara Boscaro,  abbiamo deciso di far conoscere la sua storia agli studenti. Lo spettacolo è stato distribuito a diverse scuole, anche grazie al contributo della Fondazione Piacenza e Vigevano.
L. - Perché avete deciso di aprire uno spazio teatrale proprio a Vigevano, invece che in una grande città tipo Milano?
Valentina:  Quando io e Francesco, il mio compagno, abbiamo iniziato questo percorso (dopo l’esperienza presso Teatro Continuo a Padova) volevamo una famiglia, e così abbiamo deciso lavorare a Vigevano  per riavvicinarci ai nonni più “abili”, in quanto fare un lavoro senza orari prefissati, come lo è il nostro, rende ancora più difficile fare il genitore. Non è stato semplice, e ci siamo riusciti anche grazie anche a finanziamenti privati. [...] E poi ci sembrava che Vigevano avesse più bisogno di teatro.
G.M. - Come vi siete conosciute?
Valentina: Nel 2009 ero incinta, ed a letto con la polmonite, e ricevo la chiamata di Alessia che mi propone di fare uno spettacolo “L’isola degli schiavi”: ho dovuto rifiutare. Da li però abbiamo tenuto i contatti, fino al 2012...
Alessia: Io e Sara ci siamo conosciute in treno durante un viaggio; Sara era già un’attrice e io volevo diventare una regista, e così le ho fatto un sacco di domande. [...] In seguito abbiamo deciso di fondare una compagnia chiamata Lattoria, il cui primo spettacolo è stato proprio “ L’isola degli schiavi”. Quando hanno aperto lo spazio di Scarpanò abbiamo iniziato a lavorare insieme.
L. - Perché il nome Scarpanò?
Valentina: Abbiamo scelto questo nome perché qui prima c’era una fabbrica di scarpe; i primi tempi ci venivano a citofonare in continuazione chiedendoci se facevamo le scarpe. Nessuno credeva ad uno spazio teatrale a Vigevano. [...] Un altro motivo è che lavoriamo a piedi nudi per avere più libertà di movimento, e perché per un attore il corpo è molto importante. E poi anche per l’assonanza col nome del personaggio di Zampanò, dal film “la Strada” di Federico Fellini.
G.M. – A cosa state lavorando?
Alessia: abbiamo diversi progetti, e non sempre lavoriamo insieme. Proprio l’8 marzo porteremo in scena al planetario di Torino con uno spettacolo sulla teoria della relatività e la storia d’amore e di connubio professionale fra il celebre fisico Albert Einstein e Mileva Maric.







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