martedì 7 gennaio 2020

LAVORARE PER VIVERE O VIVERE PER LAVORARE? - L'angolo del tema


LAVORARE PER VIVERE O VIVERE PER LAVORARE?

Il tempo libero ha da sempre ossessionato l’essere umano; difatti un uomo dal momento della propria crescita, prima frequentando la scuola e in seguito recandosi al lavoro ha come pensiero fisso la libertà. Ma come fare se il tempo libero diventa una vera e propria ragione di vita?
Questo paradosso viene analizzato dall'autore D. Mothè nella sua opera “L’utopia del tempo libero” e anche il titolo rivela il carattere ossessivo del tempo libero; infatti “utopia” significa (secondo definizione del dizionario): l’oggetto di un’aspirazione ideale, non suscettibile di realizzazione pratica.
Dunque per l’autore dietro al tempo libero si nasconde un vero e proprio circolo vizioso; gli uomini hanno sempre ambito ai desideri riguardanti lo svago per i quali bisogna provvedere attraverso mezzi finanziari più alti, a seconda della condizione in cui si trova la persona; questi mezzi economici possono essere raggiunti tramite il lavoro ma, di conseguenza, se una persona è occupata eccessivamente da quest’ultimo, dove troverà il tempo per godersi il tempo libero? 
La risposta corretta probabilmente non esiste. Nella vita di oggi trovare un perfetto equilibrio tra lavoro e tempo libero è veramente utopico e in poche persone riescono a raggiungere questo obiettivo; c’è chi si concentra solo sull'impiego, divorato dalla “fame di soldi e di successo” e finisce per trascurare ciò che nella vita conta davvero, ossia l’amore, la famiglia e lo svago. Al contrario, sono presenti casi di persone che vivono basandosi sulla teoria del “Carpe diem” ossia di godersi l’attimo e molto probabilmente arriveranno a trent'anni e vivere sotto un ponte, o qualcosa di simile.
Analizzando la storia del tempo libero, ossia l’insieme di attività svolte all'esterno dell’attività lavorativa, ci accorgiamo che questo concetto non è sempre esistito. Il tempo libero nasce tra il diciannovesimo e ventesimo secolo, quando è mutata la condizione di vita degli uomini da contadini a operai e con i ritmi della fabbrica, si è venuto a creare il cosiddetto “tempo libero” (senza funzioni lavorative); in questo periodo si sono diffusi i caffè, i ristoranti, le sale da ballo e i cinema.
Da qui si collega il secondo aspetto del ragionamento di Mothè, ossia quello economico: è giusto che chi è in condizioni di vita migliore abbia opportunità di svago migliori?  Probabilmente la popolazione media, molto egoista, risponderebbe affermativamente a questa domanda, andando ad analizzare ogni singola situazione troviamo delle incongruenze. Ad esempio, è giusto che una madre per accontentare il figlio compia sacrifici enormi, senza che questi desideri vengano mai appagati? Io non credo proprio.
Eppure la società odierna funziona così, facendo dilagare l’egoismo e l’isolamento dei singoli.
Un’altra problematica della società di oggi, forse quella più preoccupante, è quella della continua ricerca del piacere che, una volta raggiunto, non verrà mai appagato; a pensarla così, già prima di noi, è stato il grande poeta Giacomo Leopardi e bisogna riconoscere che aveva proprio ragione.
La conseguenza è che ci si ritrova a rincorrere qualcosa che non ci basterà mai. Ad esempio, dopo aver partecipato ad una festa, o dopo aver acquistato un oggetto, ritorna subito il desiderio di altro e quindi, ci si gode veramente questo tanto mitizzato tempo libero? È da qui che si capisce la scelta del sostantivo “utopia” in associazione a esso.
La disponibilità di accesso ai beni è in proporzione ai soldi che si guadagnano e quindi si potrebbe arrivare alla conclusione che la felicità coincida con i soldi ma, nella realtà, bisogna distinguere la felicità dalla vera Gioia e quest’ultima è conquistabile solo attraverso i beni immateriali, ossia le emozioni.
In conclusione io penso che non esista una regola perfetta da poter applicare alla relazione lavoro/tempo libero. Il circolo vizioso esiste, è reale e spetta alla singola persona non essere travolto da esso per poter vivere nei migliori dei modi.  

a cura di Chiara Lista, V C tur
(da una traccia di maturità)

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