Le nostre opzioni erano due: restare comodamente
stravaccati sul divano di casa nostra a guardare serie TV su Netflix o metterci
in gioco: peccato che ciò che avrebbe dovuto essere un semplice laboratorio di
scrittura e giornalismo (che, chiariamo, era già attraente di per sé) si è
rivelato molto di più!
Già dal primo incontro siamo stati felici, da buoni
italiani quali siamo, di scoprire che il tema che avrebbe accomunato sia la
parte giornalistica sia quella di scrittura sarebbe stato il cibo; mentre noi
ci saremmo concentrati sulla scrittura giornalistica e sulla scrittura
creativa, altri due gruppi avrebbero lavorato in lingua francese e in lingua
spagnola.
D’altro canto pensate a noi poveri studenti che,
dopo sei ore di estenuanti lezioni, dopo aver mangiato in tutta fretta un
panino, ci ritrovavamo per due ore a parlare e scrivere di cibo nella musica,
cibo nell'arte, cibo nelle culture, cibo sano, cibo spazzatura, cibo nel cibo… penso
di essere ingrassata solamente scrivendo gli articoli per il blog della scuola.
Tuttavia i veri problemi sono iniziati quando ci è
stato chiesto di scrivere il copione per uno spettacolo teatrale che poi
avremmo anche dovuto mettere in scena. Abbiamo unito la nostra voglia e la
nostra capacità di scrivere racconti al metterci in discussione: chi ha
recitato non è un attore di professione. Certo, siamo stati guidati, corretti,
consigliati e aiutati da adulti, ma noi siamo tutti studenti! È stato
impegnativo, divertente e a tratti imbarazzante, ad esempio quando i personaggi
si dimenticavano le parti, quando si sbagliava oppure ancora si rideva senza motivo. Silenzi imbarazzanti, gaffe e
figuracce, eppure, ve lo assicuro, sentire il pubblico applaudire senza sosta e
ridere di gusto ha ripagato tutti gli sforzi fatti. “Non è stato facile –
commenta Sara Torriani (1B AFM) –
perché ci siamo dovuti fermare a scuola trenta ore in più e perché abbiamo
dovuto scegliere le musiche, studiare le parti e provare lo spettacolo. Devo
dire però che ci siamo divertiti molto: truccarci, gonfiare e sgonfiare i
materassini, smorzare la tensione insieme. È sicuramente stata un’esperienza
bella e formativa”. La pensa allo stesso modo anche Francesco Napoli (1A AFM), secondo cui “è stato bellissimo recitare
insieme ai miei amici, è la cosa più divertente”, anche perché salire sul palco
è sempre un’emozione. La cosa più bella
è quando, dopo aver recitato, gli spettatori ti fermano per dirti che sei stato
grande, che sei stato stupendo. Capisci di aver fatto centro! Quando, mentre
reciti, il pubblico ti applaude è bellissimo, è un’emozione fortissima”. Per
Sara il PON è stato l’occasione per “imparare a collaborare con gli altri e a
mettermi in gioco con tutta me stessa. Anche se all’inizio non ero convinta di
partecipare, mi sono dovuta ricredere: abbiamo sconfitto insieme la timidezza
di qualcuno, trovato nuove amicizie e rafforzato quelle vecchie. Sono felice di
aver partecipato a questo progetto: impegnativo, costruttivo, divertente… in
una parola nostro!”. Un’iniziativa, commenta Francesco, “interessante sia dal
punto di vista emotivo, perché con il teatro una persona timida può sconfiggere la ritrosia, sia dal punto di
vista intellettuale perché prima del percorso teatrale c’è stato un percorso
formativo sulla scrittura”.
Lungo il cammino siamo stati aiutati molto anche
dai prof, per questo abbiamo chiesto un commento alla prof.ssa Giulia Cotta
Ramusino: “L’esperienza come Tutor è stata nel complesso positiva, nonostante
il lavoro abbia subito diversi cambiamenti, dovuti anche al succedersi di
docenti che sono stati coinvolti nelle varie fasi, dalla progettazione
all'evento finale. Ho trovato particolarmente gratificante vedere l’impegno
profuso dagli studenti, coinvolti in orario extrascolastico per un lungo
periodo”.
Electra
Arduini, I A afm