Esiste una tradizione culinaria in Spagna, chiamata “Tapas”,
consistente in piccoli assaggi di vario genere (queso manchego, pinchito moruno, jamon serrano, tortilla, almendras
fritas, ecc…) normalmente consumati in maniera itinerante da un locale ad
un altro.
Il termine “Tapas” nasce probabilmente in Andalusia come
accompagnamento a “una copa de vino” ed il nome deriva dall’abitudine di
coprire il bicchiere con una “tapa”, un piattino, al fine di allontanare gli
insetti; il piattino ben presto fu riempito di prelibatezze di carne, pesce o
verdure.
Proprio dalla terra andalusa, anche noi dell’I.T.S. “Luigi Casale” di
Vigevano, ripartiamo dopo un mese (dal 30 luglio al 27 agosto 2018) di alternanza
scuola e lavoro a Benalmádena, vicino a Málaga, per condividere piccoli
assaggi, appunto “tapas”, delle nostre impressioni di un’esperienza unica ed
indimenticabile.
Grazie al PON (Programma Operativo Nazionale) di potenziamento dei
percorsi di alternanza scuola e lavoro, proposti dall’Unione Europea,
l’istituto Casale di Vigevano ha potuto far vivere a 15 studenti, accompagnati
da due docenti tutor, una singolare estate, che
- come nel “tour de tapas - ha visto susseguirsi momenti differenti,
frutto della commistione di ingredienti e gusti molto diversi tra loro.
GLI STUDENTI: el primer plato
L’obiettivo principale del Progetto “Por tierra de Cervantes” e’ quello
di potenziare i percorsi di alternanza scuola/lavoro gia’ svolti dagli studenti
in Italia.
Denise Galati, confrontando i due tirocini formativi, descrive la sua
esperienza in terra andalusa, dicendo: “al lavoro mi hanno insegnato tutto cio’
che c’era da sapere, riponendo in me una grande fiducia che non e’ mancata
nemmeno dopo i miei piccoli sbagli; anzi sono stata incoraggiata con tante
piccole frasi che mi hanno spronato a dare il meglio di me stessa”. Anche Clara
Finotti e Giulia Avellino, impegnate in un’attivita’ di assistenza a ragazzi
disabili, hanno apprezzato il loro stage
pur rimarcando uno smarrimento iniziale che poi hanno superato con impegno e
tenacia, acquisendo maggiore autonomia personale. Alessia Portanova, infine,
dovendo scegliere un colore per descrivere il progetto, non ha avuto dubbi
nell’individuare nell’azzurro la tinta da attribuire alla sua esperienza, unica
ed inmensa come il cielo andaluso.
Non e’ poi mancato l’aspetto culturale e linguistico del Progetto che
ha entusiasmato gli studenti, i quali hanno potuto visitare citta’ magnifiche
quali Siviglia, Cordova, Malaga, Tarifa, Marbella, Mijas e Granada, gustare le specialita’ locali e
cimentarsi nell’utilizzo esclusivo e
quotidiano della lingua spagnola.
A tale proposito, Eleonora Frigerio esce da questa esperienza
arricchita anche nel suo vocabolario linguistico formale e informale; mentre
Valeria Castiglioni e Diana Veronese sono rimaste colpite dall’armoniosa
convivenza delle culture presenti nella Comunita’ andalusa, ben sintetizzate
dalla citta’ di Cordova con la sua Mezquita, che e’ anche Cattedrale e Tempio
ebraico. Fabiana Venosi, la fotografa del gruppo, ha infatti scelto tra tutti i suoi scatti proprio quello
raffigurante il passaggio tra la Mezquita e la Cattedrale, affermando che
“l’emozione fu tanto forte, perche’ decisi di seguire il consiglio della guida
e cioe’ percorrere il piccolo tratto che separa la parte araba da quella
cristiana ad occhi chiusi, aprendoli soltanto alla vista di tanti piccoli
artistici dettagli che hanno dato vita ad uno scenario cosi’ bello per me da togliermi
il fiato e commuovermi”.
Il Progetto e’ stato inoltre l’occasione di vivere intensi rapporti
interpersonali, lontani da casa, con le famiglie ospitanti e tra gli stessi protagonisti
dell’esperienza.
Importante e’ stata l’accoglienza delle famiglie spagnole che, secondo
Martina Marabese, sono state preziose: nel suo caso, “i genitori andalusí”
l’hanno aiutata a superare la malinconia di casa, trattandosi di “una familia
numerosa, socievole ed accogliente, data la loro disponibilita’ ad ospitare
ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo”.
Fondamentale e’ poi stato il rapporto tra gli studenti, i quali hanno
creato solide relazioni di amicizia, tanto che Melania Giarmana’ e, in maniera
analoga Andrea Bonato, affermano che “l’unione fa davvero la forza, poiche’
rappresenta uno degli elementi importanti soprattutto in un’esperienza come
quella di un soggiorno prolungato all’estero”.
LE FAMIGLIE: la mesa puesta
Tutte le famiglie degli studenti partiti in stage hanno riconosciuto l’alto valore formativo del PON “Por
tierra de Cervantes”, poiche’ e’ riuscito ad unire lavoro , tempo libero e
cultura. Tale progetto, completamente finanziato dall’Unione Europea, ha dato
la possibilita’ agli studenti di realizzare parte dei loro sogni e crescere e
maturare piu’ autonomamente. Certamente – sottolineano i genitori – la
lontananza da casa ha rappresentato motivo di apprensione per molti,
inmediatamente superata dalla felicita’ espressa dai volti e dalle voci dei
figli in continuo contatto e dalla constante presenza al loro fianco delle
docenti in qualita’ di “vicegenitori”,
pronte a sostenerli, richiamarli, incoraggiarli e proteggerli a seconda dei casi.
I DOCENTI: el aceite y el vinagre
Anche per i docenti coinvolti in quest’avventura, le prof.sse Rotundo
Stefania e Mordenti Maria, e’ stata un’esperienza davvero positiva.
“La scuola – affermano le insegnanti – ha dilatato i suoi spazi ed i
suoi tempi: non piu’ soltanto lavoro in aula, attivita’ teoriche, orari
standardizzati per alunni e docenti, ma contatto con il mondo del lavoro,
acquisiszione di competenze trasversali e disciplinari attraverso un approccio
pratico e addirittura un tempo-scuola che si prolunga nei pomeriggi e nel
periodo estivo. Per noi quest’estate cosi’ speciale, benche’ lontani dalle
nostre famiglie in un periodo vacanziero,
e’ stata un’occasione di crescita umana e professionale di cui vedremo i
frutti, come un insegnate sa bene, soltanto in futuro quando i semi
dell’impegno lavorativo, della convivenza pacifica e dell’apertura culturale
sbocceranno. Tutto questo e’ stato possibile – proseguono le professoresse –
grazie al sostegno e all’entusiasmo del Dirigente scolastico, Pigorini Stefania, la quale ha sempre creduto
ad iniziative come questa, símbolo di una scuola nuova e al passo con i tempi”.
Insomma, il Progetto “Por tierra de Cervantes” ha rappresentato
un’esperienza “impegnativa, nuova ed indimenticabile”, dice Martina Mussi,
registrando un grande cambiamento rispetto alle sue abitudini quotidiane:
lingua diversa, casa diversa, compagni di viaggio diversi, ma proprio per
questi indelebili nella mente e nel cuore.
Anche Vittoria Fuse’ , facendo un bilancio complessivo dell’esperienza,
si sofferma su quanto imparato dalla medesima, auspicandosi “di essere
maggiormente flessibile e piu’ aperta alle nuove occasioni, senza l’eccessiva
paura di abbandonare le vecchie abitudini, con una piu’ alta capacita’ di
adattamento”.
Al rientro a Vigevano, i nostri “cavalieri erranti”, come tanti Don
Chisciotte della Mancha, racconteranno – dichiara Giada Crepaldi – “del luogo e
dei colleghi di lavoro, delle escursioni in pulman per tutta l’Andalusia, dei
legami di amicizia creatisi che di certo continueranno” e, per dirla con
Samuele Marchini, “VETE CON EL PON”, ossia “vivi pienamente un’esperienza come quella da me vissuta in
Spagna, “PARTI CON IL PON” e tornerai a casa con un bagaglio di bei ricordi e
grandi attese per il futuro”.